Brunetta: Una PA dalla parte dei cittadini e concorsi pubblici in 100 giorni

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La riforma della Pubblica Amministrazione passa attraverso un approccio agile e votato al digitale nell’ambito dei concorsi nonché dal ritorno in presenza negli uffici pubblici, senza tuttavia abbandonare lo smart working ma anzi rendendolo uno strumento di volta in volta adattabile alle singole esigenze. Parlando del cambiamento della PA, il ministro Renato Brunetta ha condiviso la sua visione durante una lezione tenuta presso l’Università Bocconi di Milano.

Nel corso del suo intervento il ministro Brunetta ha fatto riferimento alle nuove procedure e metodologie che indirizzeranno lo svolgimento dei concorsi pubblici: “Siamo planati nella modernità e abbiamo abbandonato carta e penna, non c’è più il concorso ottocentesco. La pandemia aveva bloccato tutte le selezioni. Ci siamo trovati nella condizione di sbloccarle, semplificarle e digitalizzarle. Questo consentirà d’ora in poi la celebrazione dei concorsi in cento giorni dalla presentazione delle domande alla pubblicazione delle graduatorie. È una piccola grande rivoluzione che cambierà la cultura del reclutamento. L’articolo 10 del decreto legge 44/2021 sui concorsi è ora in discussione al Senato. La scelta che abbiamo fatto – ha proseguito il ministro – sarà sottoposta a un processo di affinamento man mano che si svolgeranno le prove concorsuali nei prossimi mesi. Ma la riforma è da considerarsi uno dei tanti strappi che voglio realizzare nel mondo della Pubblica amministrazione”. Brunetta si è poi soffermato sulla differenza tra la vecchia disciplina e il nuovo approccio: “Abbiamo avuto finora concorsi pubblici lenti, che duravano fino a quattro anni. L’inefficienza ha prodotto l’accumulazione di quantità enormi di concorrenti. Per filtrare, le amministrazioni hanno dovuto introdurre quiz selettivi, di tipo logico-matematico. I nostri giovani hanno dovuto dedicare il loro tempo a mandare a memoria le banche dati di quiz. Una devianza spaventosa, che ha generato intere generazioni di ‘concorsisti’. Ho voluto eliminarla, perché il mio obiettivo è di fare i concorsi in 100 giorni, semplificati, blindati rispetto alle manipolazioni e nell’ambito dei quali valorizzare i titoli legalmente riconosciuti, quelli di studio. Tutto in funzione dei posti messi a concorso e del livello di specializzazione delle figure che si cercano. Torniamo dunque a dare i segnali giusti: ci saranno più concorsi l’anno, ci saranno modelli diversi di selezione che le amministrazioni potranno utilizzare, ci saranno tantissime occasioni per chi ha titoli basici. E lo chiarisco una volta per tutte: l’esperienza potrà solo concorrere, insieme ai titoli di studio, alla formazione del punteggio finale. Non agirà da filtro. È una riforma dalla parte dei giovani e del valore della formazione”.

Per quanto riguarda i concorsi pubblici, Brunetta ha ribadito: “faremo concorsi semplificati, mai più carta e penna, tutto digitale e in 100 giorni, per consentire di fare 2-3 concorsi l’anno in ragione delle loro esigenze e con posizioni certe” ha detto il ministro per la Pubblica Amministrazione. Occorrerà sempre di più mettere al centro il merito, la formazione e la qualità la disponibilità ad apprendere, non sempre è stato così. I concorsi sono stati sempre troppo lunghi in Italia, con una durata media di 4-5 anni.”

I giovani sono vittime di una cultura deteriore, di una cultura assistenzialistica che non mette al centro il merito, che questi giovani hanno paura di confrontarsi, li considero delle nostre vittime, di chi aveva la responsabilità e non l’ha usata nel modo migliore” ha aggiunto Brunetta. “Si minacciano addirittura manifestazioni di giovani con dei cartelli ‘non vogliamo fare il concorso’, io credo che questi giovani siano vittime di clientele, di segnali sbagliati. Questo – aggiunge il ministro – mi auguro che sia il passato e non ce l’ho con questi giovani che non vogliono fare il concorso, ce l’ho con la cattiva classe politica, sindacale, di quelli che rappresentano questi giovani, perchè dà dei cattivi messaggi e crea delle vittime perchè un giovane che abbia paura di un concorso è gia’ perdente in sè. Da qualche parte – conclude Brunetta – bisogna pur cominciare (…) la stragrande maggioranza dei giovani di oggi sono bravi, vogliono trasparenza e merito e non vogliono essere ricattati da nessuno, io voglio questo e questo si realizzerà”.

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