Si infittisce il mistero sugli aumenti di stipendio per il pubblico impiego

L’aumento di 85 euro per i dipendenti pubblici sembra ancora lontano dall’essere applicato. Renzi, in prossimità del voto referendario, ne fece un’arma di seduzione nei confronti dei sindacati confederali, i quali abboccarono senza alcuna remora. Ma quello che doveva essere un rinnovo contrattuale da firmare e da applicare nell’immediato, è diventato, dopo la caduta del Governo, un’araba fenice, che ogni tanto riappare e poi scompare repentinamente.

L’ultimo (ma non certo definitivo) atto della vicenda si è avuto in questi giorni in Consiglio dei Ministri, durante l’esame del DEF. Stando a quanto denunciato – udite, udite! – dalla CGIL, cioè dallo stesso sindacato che a suo tempo sbandierò l’accordo del 30 novembre come un grande “successo”, il documento di programmazione ne parla ancora in maniera vaga, confusa, come di un qualcosa che richiede ancora una “specifica valutazione”.

Entrati nell’ottavo anno di attesa per il rinnovo del contratto, siamo sempre al punto di partenza. Anzi, è già stato fatto un passo indietro, perché i 2,8 miliardi annunciati da Palazzo Chigi per i contratti non bastano assolutamente a garantire nemmeno per la metà il noto aumento di 85 euro: secondo i calcoli governativi, si arriverebbe al massimo a 35,9 euro! E, nonostante le pronte smentite del ministro Padoan, il quale ha riaffermato che il Governo si assumerà i propri impegni, il come e il quando sono ancora scritti nel cielo.

Alla luce di tutto ciò, si conferma quella che era stata la nostra immediata impressione dopo  la sottoscrizione de suddetto accordo governo-sindacati, e cioè che oltre a ritenerlo iniquo in quanto sperequativo nei confronti dei dipendenti degli enti locali e non specificamente mirato alle fasce di reddito più basse (infatti, si parlava di un aumento “medio” dei salari, per il triennio), esprimevamo seri dubbi sulla sua applicabilità, in mancanza delle necessarie coperture finanziarie che, alla meglio, avrebbero potuto essere previste nel prossimo mese di dicembre.

Inutile dire che ci troviamo di fronte all’ennesima presa in giro, che poi altro non è che un modo ipocrita di far slittare a tempo indeterminato la soluzione del problema, che significherebbe avviare una trattativa concreta, seria e credibile, orientata verso un rinnovo contrattuale che possa dare benefici reali ed incondizionati ai lavoratori e alle lavoratrici, nonché alle loro famiglie. Ed è su questo obiettivo che continueremo a combattere, senza accettare alcuna soluzione di compromesso!

 

Il Segretario Generale CSA

Francesco Garofalo